Cimbalaria

Fig. 1 – Cymbalaria muralis

La Cimbalaria dei muri o Ciombolino comune (Cymbalaria muralis G. Gaertn., B. Mey. & Scherb.) è una piantina originaria dell’Europa meridionale, ma diffusa in quasi tutto il mondo (subcosmpolita). La si ritrova spesso nelle crepe dei vecchi muri umidi (da qui il nome specifico “muralis”), ma anche sulle rocce, negli orti, nei prati, al bordo delle strade, di preferenza su substrati calcarei o silicico-calcarei, con pH basico, livello nutrizionale medio, freschi, piuttosto ombreggiati o in semi-ombra, umidi o mediamente umidi, da 0 a 1.500 m slm. [Acta]

Precedentemente appartenente alla famiglia delle Scrophulariaceae (secondo il sistema Cronquist), ora il genere a cui appartiene è inserito nella famiglia delle Plantaginaceae (secondo APG).

Il nome Cymbalaria probabilmente viene dalla somiglianza delle foglie con uno strumento musicale simile al tamburello, ma a superficie cava, chiamato in latino Cymbalum (in greco Kymbalon).

È una pianta erbacea perenne, stolonifera, dal fusto esile, ramoso, radicante e ramificante ai nodi, frequentemente arrossato, legnoso alla base, strisciante, rampicante o pendulo. La maggior parte delle foglie sono alterne, ma eccezionalmente le inferiori sono opposte; sono di colore verde chiaro ma spesso sono rossastre nella pagina inferiore, sono lucide e glabre, carnose, leggermente concave. I fiori, lunghi 1 cm compreso lo sperone, ermafroditi, zigomorfi, sono solitari o appaiati all’ascella delle foglie. La corolla, bilabiata, è di colore violaceo o biancastro; il labbro inferiore ha due gibbosità gialle che servono alle api come “guide”, indirizzandole verso la zona del fiore dove sono presenti polline e nettare. Il frutto è una capsula glabra, globosa, che sporge un poco dal calice, che contiene semi neri, ovoidali, rugosi e crestati. La particolare forma irregolare dei semi consente loro di rimanere attaccati l’uno all’altro, formando gruppetti di semi [Acta].

La pianta è impollinata dalle api ed è auto-fertile. Fiorisce da marzo ad ottobre.

Può risultare poco appariscente, soprattutto quando non è in fiore, a causa delle ridotte dimensioni delle foglie, non più larghe di 1,5 cm, ma è tuttavia una pianta assai graziosa. Ha la capacità di formare dei veri e propri tappeti o “cuscini” verdi, che appaiono punteggiati da numerose macchie di colore più vivace quando è in fiore.

Fig. 2 – Cymbalaria muralis

La cimbalaria ha caratteristiche sue peculiari che risaltano facilmente agli occhi. Innanzitutto, l’esuberanza: è una pianta decisamente invasiva, in tutti i sensi, sia dal punto di vista riproduttivo sia da quello semplicemente “spaziale”, dato che facilmente ricopre con le sue fronde ciò che la circonda.

Poi la resilienza. Questa pianta ha bisogno di pochissimo terriccio per vivere: la sabbia delle crepe inumidita dall’acqua piovana è sufficiente a creare un microambiente tanto adatto da consentirle di formare un vero e proprio tappeto verde. Inoltre, ha una buona capacità di autorigenerarsi dai fusti radicanti ai nodi.

È una pianta decisamente prolifica, come testimonia uno dei suoi nomi inglesi “Mother-of-Thousands” (“Madre di Migliaia”), sia per la quantità di semi che produce sia per la sua capacità, come abbiamo osservato, di riprodursi facilmente tramite stoloni.

Decisamente interessante è il comportamento di questa pianta rispetto alla luce. La pianta, possiamo dire, vive nella polarità tra luce e ombra. Infatti, manifesta un fototropismo assai particolare: i fiori non impollinati tendono ad orientarsi verso la luce (luce che comunque la pianta parzialmente rifugge, dato che non preferisce i luoghi troppo assolati ma piuttosto quelli ombrosi e semi-ombreggiati), ma una volta impollinati, il fototropismo si inverte e i peduncoli fiorali cominciano a muoversi nella direzione opposta, quasi rifuggendo la luce del sole, e contemporaneamente allungandosi, arrivando a misurare più del doppio rispetto ai peduncoli che portano i fiori non fertilizzati. Questo meccanismo consente ai frutti in formazione di essere sospinti verso le fessure delle rocce, dove i semi potranno trovare riparo e le condizioni adatte per germinare.

La cimbalaria è una pianta che vive principalmente nella “dimensione” del fusto e della foglia. Le radici sono piccole e filiformi. I fiori, molto numerosi e decisamente aggraziati, arrivando quasi ad abbozzare un certo antropomorfismo, hanno la capacità di attirare le api e di guidarle “cromaticamente” verso la zona del fiore dove sono conservati polline e nettare. Pur essendo numerosi e piuttosto “completi” (vista la loro capacità di attirare insetti pronubi), i fiori rimangono comunque piccoli e relativamente semplici dal punto di vista strutturale e funzionale. La parte che più decisamente caratterizza la pianta è quindi il fusto. Questo elemento vegetale può strisciare, arrampicarsi o pendere verso il basso, a seconda delle condizioni, mostrando di farsi “afferrare” solo parzialmente dal geotropismo. Sul fusto sono inseriti in maniera quasi “cadenzata” i nodi, che hanno la particolare capacità di emettere sia foglie, sia fiori, sia radici, quasi come se ogni nodo contenesse in sé, potenzialmente, l’interezza della pianta: è come se la pianta fosse composta (potenzialmente) da tante piante “minimali”, quasi indipendenti e capaci di vita propria, collegate tra loro tramite il fusto. Se osserviamo i nodi non radicati, possiamo osservare che da essi tipicamente spuntano 2-3 elementi fogliari o fiorali, ognuno sul suo proprio peduncolo: in fase avanzata di fioritura, si può osservare in maniera visiva (v. fig. 3) la polarità luce-ombra, perché da ciascun nodo si dipartono 1 o 2 elementi che vanno nella direzione della luce del sole (foglia e/o fiore non fertilizzato) e 1 o 2 elementi che vanno in direzione opposta (fiore fertilizzato o frutto).

Fig. 3 – La polarità luce-ombra della cimbalaria e i nodi del fusto

È una piantina che è caratterizzata principalmente da tratti di Saturno e di Venere. Saturno caratterizza già il suo habitat, il suo ambiente di nascita, fatto per lo più di roccia dura, fredda e secca (in quanto riesce a trattenere poca acqua), e chiaramente “segna” anche le sue caratteristiche terapeutiche. La prolificità della pianta, la grazia con la quale si presenta all’osservatore, la cura con la quale “accudisce” la sua prole (i semi) fanno invece intravedere gli aspetti venusini della sua azione nella fisiologia umana.

Ciò nonostante ha una sua “punta” di marzialità, quasi nascosta: infatti la pianta, che può essere consumata con moderazione anche cruda (le foglie in insalata) ha un gusto acre e pungente come il crescione, segno di una forte e decisa presenza di processi sulfurei. Si consiglia un uso limitato in quanto, secondo alcune fonti peraltro non verificate (v. ad esempio [PFAF]), la pianta potrebbe presentare una seppur lieve tossicità.

È una pianta con azione diuretica, antidropica e antilitica (azioni venusine), cicatrizzante, antiinfiammatoria e vulneraria, astringente e antiemorroidale (azioni saturnine), antiscorbutica (azione marziale) [Gerard]. Mangiata cruda in insalata è efficace contro i “flussi colerici bianchi” delle donne (leucorrea, altra azione saturnina) [Durante].

 

Riferimenti

[Acta] https://www.floraitaliae.actaplantarum.org/viewtopic.php?t=3909

[Durante] Castore Durante, “Herbario Nuovo” (1667)

[Gerard] John Gerard, “The Herbal or General History of Plants: The Complete 1633 Edition”, 1633

[PFAF] https://pfaf.org/USER/Plant.aspx?LatinName=Cymbalaria+muralis

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