Sapori ed Energetica delle Erbe – Il Sapore Pungente

Il sapore è tradizionalmente collegato all’energetica delle erbe, nel senso che in tutte le maggiori tradizioni mediche ed erboristiche l’azione di ciascuna erba è legata in maniera importante al fatto che presenti o meno determinati sapori.

I sapori formalmente riconosciuti dalla scienza attuale sono: dolce, salato, amaro, acido e, da un po’, anche umami (che potremmo rendere con “sapore di proteine”) e grasso[1].

Quando parliamo di sapore nel contesto delle medicine tradizionali, ci riferiamo sia al sapore vero e proprio, sia all’aroma e alle eventuali “impressioni” che le piante lasciano nella nostra bocca e sulla nostra lingua non necessariamente tramite le papille gustative. È il caso dell’astringenza, per esempio, che non è realmente un sapore ma piuttosto una sensazione. Lo stesso vale per la sensazione di formicolio e intorpidimento (“tingling”) che si avverte quando si porta alla bocca l’echinacea: anche questo non è un sapore, dal punto di vista formale, ma piuttosto il risultato di un certo tipo di stimolazione dei nervi della cavità orale ed è un caso specifico di sapore pungente.

Il sapore è tradizionalmente collegato alle qualità fondamentali della materia (es., i quattro Elementi e le Quattro Qualità nella medicina ippocratico-galenica, i Cinque Movimenti nella Medicina Tradizionale Cinese, ecc.) e, per tale motivo, è considerato uno dei più importanti (se non addirittura quello in assoluto più importante) indicatori delle proprietà delle droghe, tanto che spesso le droghe stesse sono classificate prima sulla base del sapore che sulla base dei loro effetti (o azioni).

Dal confronto dei modelli delle varie tradizioni emergono delle incongruenze (almeno in prima istanza). Se andiamo ad approfondire la questione, ci rendiamo conto che, in realtà, tali incongruenze sono per lo più formali e legate più ai dettagli del modello di riferimento che alle proprietà dei sapori in sé.

Con questo articolo, primo di una serie dedicata all’argomento, iniziamo a fare una sintesi critica delle informazioni che provengono da:

  • medicina tradizionale mediterranea (MTM) o medicina ippocratico-galenica [Giannelli. Giannelli2],
  • medicina tradizionale cinese (MTC)
  • medicina ayurvedica e
  • concetti energetici del western herbalism [Wood, Wood2].

Nel far ciò, per poter “collocare” al giusto posto tutti i concetti provenienti dalle diverse tradizioni, dobbiamo necessariamente elaborare una sorta di modello umorale “esteso”. In questo testo abbiamo scelto di far derivare il nostro principalmente dal modello quello ippocratico-galenico. Certamente, quindi, nel nostro modello ritroveremo i concetti di Bile Gialla (responsabile dei processi di Calore dell’organismo), Flemma (in rappresentanza di tutto ciò che è liquido e nutre), Sangue (responsabile dei processi di Calore ed Umidità insieme) e Melancolia (il “gestore” dei processi di consolidamento dell’organismo).

Al fine di accomodare informazioni non presenti nel modello ippocratico-galenico, come il concetto di Qi della MTC, i concetti di status strictus e status laxus secondo i Metodisti Greci e gli stati Constriction e Relaxation del western herbalism (v. [Wood], [Wood2]), nel nostro modello introduciamo il concetto di Tensione, che corrisponde grosso modo all’energia vitale (o, se preferiamo, alla capacità funzionale) del corpo e degli organi interni. In relazione ad essa, definiamo: una stasi di Tensione, condizione analoga alla stasi di Qi; un deficit di Tensione, corrispondente al deficit di Qi, allo status laxus dei Metodisti Greci e/o allo stato Relaxation secondo Matthew Wood; un eccesso di Tensione, definibile come uno stato in cui tutto l’organismo è “bloccato” in una sorta di iperattività funzionale (corrisponde allo status strictus dei Metodisti Greci e allo stato Constriction di Matthew Wood).

In questo nostro modello umorale, faremo una distinzione tra sapori primari e sapori secondari. Questi ultimi possono essere in qualche modo immaginati come derivati dai primari e partecipanti della natura e delle caratteristiche dei primari dai quali derivano. I sapori primari sono: pungente, aromatico, salato, amaro, dolce, untuoso, acido, astringente, insipido. Quelli secondari sono: amaro-acre, amaro da glucosidi cianogenetici, aspro-acerbo e pontico; ognuno di essi è trattato nel paragrafo del corrispondente sapore primario.

Sapori diversi e anche apparentemente opposti possono coesistere in un’unica erba; in tal caso, essi non si annullano a vicenda ma piuttosto esercitano ciascuno il proprio effetto indipendentemente, semmai “smussando”  l’uno gli effetti dell’altro. Ad esempio, una pianta come la cannella che è mucillaginosa (blanda), aromatica e astringente lavora contemporaneamente con le sue componenti mucillaginose, aromatiche e astringenti; certamente, la mucillagine (umidificante) può limitare gli effetti collaterali (es., eccessiva secchezza) prodotti dall’astringenza. I sapori coesistenti possono rivelarsi in maniera distinta a seconda delle condizioni di somministrazione (natura del disturbo e della prescrizione, momento della giornata, condizioni atmosferiche, ecc.) e/o del paziente. Accade lo stesso quando due o più erbe sono combinate in una formula: i rispettivi sapori non si annullano, ma agiscono insieme, semmai “mitigando” a vicenda gli effetti collaterali.

Nel nostro modello, come in quello ippocratico-galenico, ogni sapore deriva formalmente da uno specifico Elemento. I sapori più accentuati sono legati alla Secchezza (che accentua e fa tendere agli estremi) mentre quelli più delicati sono legati all’Umidità (che mitiga). Così il Fuoco, combinazione di Calore e Secchezza (quindi la massima possibilità di espressione del Calore stesso), dà origine ai sapori più forti (il pungente, l’aromatico, il salato e anche l’amaro con i suoi sapori secondari); la Terra, unione di Freddezza e Secchezza (massima possibilità di espressione della Freddezza), genera sapori freddi ma ancora molto intensi (l’acido, l’astringente e i sapori intermedi aspro-acerbo e pontico); l’Aria, unione di Calore e Umidità genera sapori delicati (il dolce e l’untuoso) che comunque possono essere percepiti, grazie al loro seppur modesto grado di Calore; l’Acqua, unione di Freddezza e Umidità, impedisce a qualunque sapore e odore di apparire (per cui l’unico sapore associabile a questo Elemento è un non-sapore: l’insipido).

Ad ogni sapore viene associata una tendenza direzionale, espressa mediante le locuzioni “centrifuga”, “centripeta”, “verso l’alto” o “verso il basso”. Questa caratteristica può essere più o meno accentuata in un’erba, per cui si potrà parlare di droghe “fortemente centrifughe” piuttosto che tendenti “leggermente verso l’alto”.

Vengono qui introdotte anche le azioni conseguenti, che si possono considerare simili (in linea di principio) alle funzioni supplementanti e drenanti della medicina cinese e al vipaka della medicina Ayurvedica. Esse possono essere:

  • riducente (purifica e riduce tessuti e/o secrezioni[2]),
  • nutriente (tonifica e incrementa tessuti e/o secrezioni[3]) e
  • intermedia (tonifica l’organismo ma riduce oppure non incrementa tessuti e secrezioni)[4].

Sapore pungente

Natura

Caldo/secco: Calore e Secchezza sono entrambi molto intensi e possono raggiungere i gradi estremi.

Elemento

Fuoco

Azioni principali

Riscalda (ma, a seconda della natura della pianta, può anche rinfrescare); mette in movimento, diffonde ed esteriorizza (apre i pori); dissipa e assottiglia, dissecca, risolve le stasi (di energia e materia).

Direzione

Centrifuga e verso l’alto.

Stati tissutali

Deficit e Stasi di Bile Gialla; Deficit, Eccesso e Stasi di Tensione; Stasi di Flemma, Sangue, Melancolia

Azione conseguente

Riducente

Eccesso

Fa disperdere la Tensione, dissecca, infiamma.

Nei diversi sistemi tradizionali di medicina, i termini pungente, piccante e acre (e talvolta, in inglese, anche spicy) sono usati a volte in maniera interscambiabile e a volte differenziandoli tra loro in qualche modo.

Questi sapori (quale che sia il modo di intenderli) sono da intendersi più come sensazioni che come sapori veri e propri: essi, infatti, sono caratterizzati dalla capacità di conferire un senso di bruciore o di intorpidimento alla lingua e alla cavità orale. Esistono diverse classi di sostanze responsabili di questo tipo di sapore:

  • olii essenziali: è il caso dei chiodi di garofano, della cannella, della menta e di molte altre spezie;
  • molecole diverse dagli olii essenziali che hanno la caratteristica di stimolare specifici recettori nervosi presenti sulla lingua e nella cavità orale o di modularne la risposta (v. anche il riquadro “Pungenza e recettori” in basso): è il caso dell’alcool etilico, della capsaicina contenuta nel peperoncino, dei tiocianati contenuti negli Allium e nelle Brassicacee, delle N-alchilammidi presenti in alcune Asteraceae come Echinacea e Acmella, ecc.; la maggior parte delle piante che danno una sensazione di solo intorpidimento appartengono a questo gruppo;
  • molecole che esercitano una vera e propria azione irritante o lesiva sui tessuti[5]: è il caso, ad esempio, delle saponine contenute in piante come Edera, Saponaria o Centocchio o della protoanemonina contenuta nelle Ranunculacee; è il caso anche di piante come Lobelia, Valeriana, Iris (radice fresca), erba gatta, alcuni Viburnum.

Per evitare confusioni, in questo testo parleremo di:

  • sapore pungente aromatico per riferirci al sapore tipico delle piante pungenti a causa del contenuto di olii essenziali;
  • sapore piccante o piccantezza, per riferirci al sapore tipico delle droghe contenenti molecole diverse dagli olii essenziali che stimolano specifici recettori sulla lingua[6];
  • sapore acre o acridità, per riferirci alla sensazione causata da molecole irritanti o lesive per i tessuti;
  • sapore pungente o pungenza (in generale, senza altre specificazioni), per intendere uno qualunque dei casi precedenti (o tutti e tre indistintamente).

Il sapore acre è l’unico sapore completamente sgradevole: a differenza dell’amaro, che, pur essendo naturalmente uno dei meno preferiti in assoluto, può con l’abitudine diventare addirittura gradito (si parla di “gusto acquisito”), rispetto all’acre non si acquisisce abitudine. Può essere diluito in qualche modo (ad esempio dal sapore dolce), ma mai coperto completamente. Nonostante ciò, le persone che, a causa delle loro condizioni, hanno decisamente bisogno di questo sapore in piccole quantità possono trovarlo gradevole.

È chiaro che questa classificazione ha valenza generale ed esistono casi particolari. Talvolta, ad esempio, la pungenza è dovuta alla compresenza nella stessa pianta di più di uno di questi tipi di molecole: pensiamo, ad esempio, al pepe che contiene sia piperina sia olio essenziale. In casi come questo, parleremo sempre e comunque di sapore pungente aromatico, se l’aromaticità è decisamente importante e/o contribuisce in maniera significativa al senso di piccantezza. Al contrario, le piante piccanti possono avere anche un certo aroma (è il caso, ad esempio, del peperoncino), ma in esse la pungenza per lo più non è conferita (almeno in maniera importante) dalle sostanze aromatiche e/o l’aromaticità non è particolarmente intensa. Ovviamente è possibile che esistano casi intermedi in cui non è semplicissimo fare una distinzione netta.

Il fatto che molto spesso il sapore pungente sia dovuto alla presenza di olii essenziali induce talvolta a far confusione tra le droghe pungenti e quelle aromatiche, che addirittura in alcuni casi vengono fatte coincidere completamente. In realtà, tale coincidenza è solo parziale, dato che non tutte le droghe pungenti sono aromatiche e non tutte le aromatiche sono anche pungenti. Infatti:

  • il sapore pungente, come abbiamo già visto, può essere dovuto anche a sostanze diverse dagli olii essenziali;
  • l’aromaticità può essere dovuta anche a sostanze diverse dagli olii essenziali (ad esempio, la vanillina);
  • non tutte le piante contenenti olii essenziali risultano (o sono classificate come) pungenti, perché l’olio essenziale in esse contenute è in quantità troppo piccola e/o a causa della natura delle specifiche molecole costituenti l’olio essenziale: è il caso, per esempio, delle rose, aromatiche ma per nulla pungenti, tanto che in MTC sono classificate, a seconda della specie, come amare e astringenti (Flos Rosae Multiflorae), dolci (Flos Rosae Chinensis) o dolci e amare (Flos Rosae Rugosae), ma non pungenti.

A seconda del grado, il sapore pungente può: riscaldare, muovere e diffondere, esteriorizzare (perché apre i pori) e dissipare/assottigliare. Le sostanze fortemente piccanti (classificate come piccanti in 4° grado) possono creare vere e proprie ustioni su pelle e mucose. Aprendo i pori, è diaforetico e quindi umidifica la superfice, ma può disseccare l’interno (funzione che fa parte dell’assottigliare). Mettendo in movimento, muove e regola energia (Tensione) e materia, risolvendo le congestioni e le stagnazioni. Grazie a queste proprietà, risolve le infezioni, le putrefazioni e le sindromi create da fattori esterni (febbre, catarri, …).

Il sapore pungente di per sé stesso è classificato come caldo e secco, ma il grado di calore e il grado di secchezza possono essere variabili. In alcune tradizioni (ad esempio, MTC) addirittura si fa distinzione tra erbe pungenti calde ed erbe pungenti fredde (o fresche). Le erbe pungenti calde partecipano per lo più della sola natura del Calore e pertanto riscaldano; le erbe pungenti fredde (menta, eucalipto, melissa, …) partecipano sia della natura del Calore (in quanto pungenti) sia della natura del Freddo, in grado più o meno elevato. Per tale motivo, le pungenti fredde sono ambivalenti rispetto alla polarità Caldo/Freddo e producono sia gli effetti del Calore (ma in grado più moderato rispetto alle pungenti calde) sia gli effetti del Freddo. Le pungenti calde risultano più indicate negli stati e nelle condizioni in cui c’è bisogno di riscaldare l’organismo (es., patologie da freddo), mentre le pungenti fredde sono più adatte quando l’organismo è già molto caldo (es., patologie da calore). Tra le piante pungenti fredde ritroviamo le piante che contengono olii essenziali che stimolano i recettori del freddo (es., TRPM8) o che modulano la risposta di taluni recettori nervosi degli stimoli nocicettivi (es., TRPA1, v. riquadro “Pungenza e recettori” in basso).

Il fatto che Calore e Freddezza possano coesistere in una pianta non deve meravigliare, perché in questo contesto essi non sono gradi diversi di una stessa scala, ma piuttosto qualità che possono esistere indipendentemente l’una dall’altra. Se pensiamo ad esempio alla menta piperita, sappiamo che è una pianta decisamente piccante (basta pensare alle caramelle alla menta) eppure è contemporaneamente capace di rinfrescare (tra l’altro, può essere usata per calmare le irritazioni di pelle e mucose). In casi come questo, la pianta presenta ambivalenza rispetto alla polarità Caldo/Freddo: la piccantezza di per se stessa è sempre una qualità calda (o molto calda), ma la natura della pianta in toto partecipa contemporaneamente anche di un certo grado di freddezza.

Alcune proprietà degli olii essenziali

Dal punto di vista occidentale, gli olii essenziali hanno la capacità di: attraversare le membrane cellulari, penetrando velocemente nei tessuti; modulare la dilatazione e la contrattilità dei vasi sanguigni, profondi e periferici, “alterando” quindi, in qualche modo, la circolazione superficiale e favorendo o inibendo la sudorazione; agire sulla contrattilità dei bronchi; fluidificare e mobilizzare i muchi; contrastare le infezioni, grazie alla loro azione antisettica. Tutte queste proprietà rendono, almeno parzialmente, conto di tutte le attività tradizionalmente connesse alle piante pungenti ricche di olii essenziali.

Un’altra proprietà assai importante degli olii essenziali è legata alla loro capacità di agire sul sistema nervoso, modulandone l’attività in maniera diversa al variare della specie vegetale da cui vengono estratti. Spesso le droghe pungenti e aromatiche, infatti, hanno la capacità di agire sulla risposta allo stress, sul tono dell’umore e sulla reattività “nervosa” in generale.

Le piante pungenti sono diffusive[7]. Alcune delle piante con tale sapore (in particolare quelle che danno la sensazione di intorpidimento della lingua) agiscono specificamente come linfatici.

Il sapore pungente ha un’azione disperdente sull’Eccesso e sulle Stasi di Tensione. Le erbe per regolare il Qi secondo la MTC, infatti, sono infatti pungenti e calde e spesso aromatiche. Questa azione è particolarmente rilevante nel caso del sapore specificamente acre: le erbe acri sono fortemente rilassanti[8], sono decisamente antispasmodiche e spesso agiscono come parasimpaticomimetiche e/o simpaticolitiche. Il sapore acre, quindi, può servire nei casi di eccessiva tensione neuromuscolare con spasmi, rigidità e/o contratture croniche, ipersimpaticotonia o, al contrario, sindromi da deficit del parasimpatico (es., “esaurimento adrenale”, burn-out, ecc.).

Il sapore pungente, però, ha anche la capacità di riscaldare e attivare (ossia tonificare la Bile Gialla e talvolta anche la Tensione). Le erbe pungenti, quindi, possono essere stimolanti e quindi incrementare l’attività dell’organismo e dei tessuti, rilassanti, nel senso che diminuiscono le resistenze a tale attività (es., risolvono l’Eccesso e le Stasi di Tensione) o addirittura possono esercitare entrambe le azioni in contemporanea[9]. Alcune droghe pungenti sono più stimolanti, altre più rilassanti; alcune sono contemporaneamente fortemente stimolanti e fortemente rilassanti (es., Monarda fistulosa). Le erbe pungenti calde sono spesso stimolanti e le pungenti fresche sono spesso rilassanti, ma questa corrispondenza non è sempre verificata[10].

Tutte le piante pungenti aiutano a fluidificare e ad espellere la Flemma, ma in particolare quelle acri hanno un’azione decisa in tal senso, soprattutto in caso di Flemma ispessita[11]. Questa è una caratteristica sia delle piante ricche di saponine[12] (es., edera e saponaria, ottimi mucolitici indicati per i muchi densi), sia delle piante contenenti principi acri differenti dalle saponine (es., Iris spp., usate sia nell’erboristeria americana sia in quella ippocratico-galenica e potenti flemmagoghi; Pulsatilla, indicata per muchi densi gialli o verdastri, oppure per muchi bianchi e densi con spot giallo-verdastri o strie di sangue; le Lobelia spp., usate nelle farmacopee americana e cinese come espettoranti[13]; le Clematis che, in omeopatia hanno, tra le indicazioni, muco nelle urine e i cui rizomi sono usati in MTC per le sindromi da Vento-Umido e come diuretici; anche Aconitum napellus omeopatico ha tra le indicazioni vomito di muco sanguigno oppure espettorazione di muco bianco spesso o di muco striato o colorato di rosso per presenza di sangue [Boger], anche se questi non sono i sintomi più importanti del rimedio). Il sapore acre, oltre a “preparare” la Flemma ispessita per l’espulsione (ossia a renderla più fluida), ne stimola anche direttamente l’espulsione, tipicamente grazie alla sua azione irritativa sui tessuti e sulle mucose.

Nella MTC, secondo la corrispondenza loggia/organi della teoria dei Cinque Movimenti, il sapore pungente è associato ai Polmoni, organi responsabili, tra l’altro, di controllare il Wei Qi (Soffio Difensivo), la circolazione superficiale del Qi e dei fluidi e, pertanto, anche l’apertura dei pori della pelle. Le droghe pungenti, infatti, sono spesso capaci di modulare la sudorazione (droghe diaforetiche, antidiaforetiche o ambivalenti, come la Salvia, che assunta a caldo provoca sudorazione, mentre a freddo la riduce), mentre alcune di esse alleviano la tosse e/o la dispnea (radice di Aster, fiore di Tussilago, semi di Perilla e Lepidium) ripristinando la discesa verso il basso del Qi di Polmone. Secondo l’associazione sapore/azione, le erbe pungenti attivano la circolazione del Qi e disperdono l’umidità accumulata [ITMOnline]. Alcune erbe pungenti vengono usate specificamente per questi scopi (ad esempio, gli agrumi).

Come regola generale in MTC, la maggior parte delle erbe per indurre il sudore e muovere e regolare il Qi sono pungenti e/o aromatiche e sono usate principalmente per rilasciare l’esteriore, espellere il Vento-Umidità, trasformare l’Umidità, riscaldare l’interiore, riscaldare e trasformare la Flemma-Freddezza, aprire gli orifizi e per i disordini dovuti alla stagnazione del Qi e del Sangue (per regolare il Qi, mobilizzare il Sangue ed eliminare le stasi).

Pungenza e recettori

La pungenza, a volte, è il risultato della stimolazione di recettori specifici presenti sulle terminazioni nervose libere della lingua, tra cui, ad esempio:

  • i recettori TRPV1, che sono recettori di calore, in quanto sensibili alle temperature superiori ai 42-43°C, che sono attivati anche da sostanze come la capsaicina e l’alcool;
  • i recettori TRPM8, recettori del freddo e del mentolo, attivati da temperature “fresche” (ma non fredde: < 30°C) e da sostanze come il mentolo (in primis), l’eucaliptolo, il geraniolo, l’idrossicitronellale e il linaloolo contenuti in molti olii essenziali[14] [Behrendt, McKemy]
  • i recettori TRPA1 (“wasabi receptors”), localizzati al di sotto della lamina basale della mucosa linguale e sensibili a tutta una serie di stimoli legati a situazioni potenzialmente dannose (stimoli chimici, osmotici, termici), attivati da sostanze come l’allilisotiocianato del wasabi (da cui il nome “familiare” dei recettori), l’allicina dell’aglio, l’oleocantale dell’olio di oliva, il timolo, il limonene e il trans-anetolo nonché dalle temperature molto alte o molto basse[15].

Molte delle sostanze che hanno sapore piccante sono anche aromatiche. Il fatto che tali sostanze agiscano su recettori termici per il caldo (TRPV1) o per il freddo (TRPM8) dà ragione, in termini di fisiologia, alla distinzione che talune medicine tradizionali (ad esempio, la MTC) fanno tra sostanze aromatiche calde e sostanze aromatiche fredde (o fresche)[16].

I recettori TRPA1 hanno caratteristiche davvero peculiari perché sono attivati da stimoli assai eterogenei e perché sono quelli più sensibili alla presenza delle ROS (Reactive Oxygen Species). Per tale motivo, sono coinvolti nella generazione delle sensazioni di dolore causate da innumerevoli stressor. I leganti di tali recettori (ad esempio, le sostanze solforate contenute nelle varie specie di Allium e di Brassicaceae, il limonene, il trans-anetolo, ecc.) hanno la capacità di modulare la sensibilità di tali recettori, modulando così anche le sensazioni algiche. Ad esempio, il limonene, presente in diversi olii essenziali, tra cui quello di limone e di melissa, quando è assunto per via sistemica, ha la capacità di ridurre le sensazioni di dolore mediate dai recettori TRPA1, risultando di fatto un vero e proprio analgesico [Kaimoto]. È probabilmente anche per tale motivo che le droghe vegetali che sanno più o meno intensamente di limone (qui il riferimento è all’aroma, non all’acidità) hanno tutte un’azione rinfrescante (antiinfiammatoria) più o meno importante.

 

Notes

[1] È stata dimostrata la presenza di recettori specifici per gli acidi grassi, specialmente a catena lunga, sulla lingua.

[2] Corrisponde grosso modo al vipaka pungente della medicina Ayurvedica.

[3] Corrisponde grosso modo al vipaka dolce della medicina Ayurvedica.

[4] Corrisponde grosso modo al vipaka acido della medicina Ayurvedica.

[5] Tali molecole irritano e danno sensazione di “bruciore” nella gola, nella cavità orale e talora anche nello stomaco.

[6] Alcuni olii essenziali stimolano recettori specifici (è il caso ad esempio dell’olio essenziale di menta), ma in tal caso il sapore è ancora classificato come pungente aromatico piuttosto che come piccante.

[7] Le droghe dette diffusive hanno la capacità di agire per lo più attraverso una stimolazione del sistema nervoso e producono una forte sensazione che può essere percepita dai sensi e che tende a diffondersi velocemente nel corpo [Wood].

[8] Agiscono, ad esempio, sia come rilassanti muscolari che come rilassanti del sistema nervoso.

[9] L’attività stimolante e quella rilassante non sono contrarie, ma complementari: infatti, le droghe rilassanti non diminuiscono l’attività dell’organismo, ma piuttosto diminuiscono i fattori di resistenze alle attività organiche. Per tale motivo, una stessa droga può esercitare entrambe le attività allo stesso tempo.

[10] In MTC, infatti, le droghe rilassanti, ossia quelle che risolvono le stasi di Qi, sono tipicamente pungenti calde.

[11] Talvolta si parla, probabilmente in maniera impropria, di droghe flemmagoghe.

[12] Le saponine hanno anche una certa attività diuretica (eliminano la flemma per via renale) e aumentano l’assorbimento intestinale delle altre sostanze con le quali sono co-somministrate, dato che hanno la capacità di rendere più lasche le tight junctions intestinali.

[13] La Lobelia chinensis è usata in MTC anche per promuove la diuresi e risolvere i gonfiori [Li Wei].

[14] C’è da aspettarsi che anche tutti i composti chimicamente e strutturalmente simili (es., geraniale piuttosto che geraniolo) abbiano un effetto quantomeno simile.

[15] Allo stato attuale ancora non è chiaro se negli esseri umani i recettori TRPA1 partecipino o meno alla reazione al freddo o al caldo, dato che la termoattivazione di tali recettori sembra essere fortemente specie-dipendente e probabilmente modulata dallo stato biochimico dell’ambiente esterno dei recettori.

[16] Secondo la MTM, tutte le sostanze aromatiche sono calde. Melissa e menta, per esempio, sono classificate come calde secondo la MTM e come fresche secondo la MTC (menta) e l’erboristeria americana.

 

Riferimenti

[Giannelli] Luigi Giannelli, “Medicina Tradizionale Mediterranea”, Ed. Tecniche Nuove (2006)

[Giannelli2] Giannelli, Di Stanislao et al., “Fitoterapia comparata”, Ed. Massa, Napoli (2001)

[HerbAcad] https://herbarium.theherbalacademy.com/

[ITMOnline] http://www.itmonline.org/articles/taste_action/taste_action_herbs.htm

[Wood] Matthew Wood, “The Practice of Traditional Western Healing”, North Atlantic Books (2004)

[Wood2] Matthew Wood, “The Earthwise Herbal – A Complete Guide to New World Medicinal Plants”, North Atlantic Books (2009)

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