Lo zafferano (Crocus sativus L.) è una spezia dalle mille virtù, in cucina e in erboristeria, considerata un valido rimedio già dai nostri antichi.
Ne scrive Castore Durante, nel suo “Herbario nuovo”:
“QUALITA’. È caldo nel secondo grado, è secco nel primo, ritenendo in se un certo poco del frigido, & del terrestre, apre, ripercuote (*), digerisce, corrobora, & ancora mollifica. Sofisticasi mescolandovi sapa, perché più pesi, overo pestandolo con fior di cartamo: ma l’odore, e’l colore, scuoprono la magagna.
VIRTU’. Di dentro. Il croco conforta il cuore, purifica il sangue, scaccia i veleni dal cuore, mangiato, ò bevuto, provoca l’urina, e i mestrui, fa buon colore, usato moderatamente. Bevuto con sapa, vale contra l’ebriachezza, stimula la lussuria, giova al trabocco del fiele, massime bevuto con vin dolce, ò malvagia. La radice bevuta con sapa, provoca l’urina, ma bevuta al peso di due, o tre dramme, è mortifera, è così il fiore, il quale giova nella debolezza, & all’ulcere dello stomaco, del petto, del fegato, del pomone, delle reni, e della vessica, mangiato ne cibi: ma il soverchio uso, & l’odore, offende la testa, offusca l’intelletto, fa l’huomo pallido, & lo fa morir ridendo, apportando troppa allegrezza.
VIRTU’. Di fuori. Giova a i membri paralitici, mollifica le durezze de nervi, & se ne fa l’ossicrocio utilissimo a questo effetto, mescolasi utilmente ne i collirij, che si fanno per gl’occhi, con latte di donna, il seme del croco silvestre, trito con mano, ò sospeso al collo, vale efficacemente a i morsi de gli scorpioni è utile a i difetti del sedere, e della natura, messo ne gli impiastri, è parimente alle posteme dell’orecchie. Masticato il zaffarano, & poschia buttatone il fiato al viso delle donne, che si sono lisciate, gli fa il volto pallido.”