Carota selvatica: il fiore della “chiara visione”

Fiore di carota selvatica – Wild carrot flower

La carota selvatica (Daucus carota L.) è una pianta molto diffusa in Italia ma anche nelle zone temperate dell’Europa in genere, del Nord America e dell’Asia. Il suo fiore si vede quasi dovunque nel periodo estivo (fiorisce da aprile ad ottobre), specialmente nei prati, ai margini delle strade, negli incolti e, in genere, negli ambienti aridi, dal livello del mare fino a circa 1400 m slm [Acta].

Il fiore (in realtà è più corretto chiamarlo “infiorescenza”), visto da lontano, sembra quasi insignificante, ma, visto da vicino, rivela una complessità quasi incredibile, tanto da sembrare quasi un ricamo di pizzo: il suo nome inglese, infatti, è “Queen Anne’s Lace” (che significa “pizzo della regina Anna”). Quando si formano i semi, le ombrelle si richiudono su se stesse a formare una sorta di nido che protegge i semi in maturazione. In questi “nidi” trovano rifugio diverse specie di insetti.

La pianta è interamente commestibile: la radice può essere mangiata al pari della carota coltivata, anche se ha un sapore più intenso e presenta tipicamente un cuore legnoso (non commestibile) che diventa sempre più grande all’aumentare dell’età della pianta; i fiori aromatici possono essere mangiati crudi (anche se, in questo caso, lasciano in bocca una leggera sensazione come di “resinoso” o “lattiginoso”) oppure cotti, ad esempio, immersi in una pastella leggera e fritti; i semi possono essere usati in piccole quantità come spezia; le giovani foglie possono essere consumate crude o cotte prima che diventino fibrose.

I semi della carota selvatica (raccolti tipicamente immaturi) hanno una grande varietà di effetti sulla nostra fisiologia. Sono diuretici, stimolanti, aromatici e carminativi. Ritenuti da alcuni autori degli “stimolanti pituitari”, sembrano agire in realtà su tutta la cascata ormonale, agendo in particolare su tiroide, surreni e gonadi. Agiscono pertanto sul metabolismo nel suo complesso, stimolando la tiroide e riuscendo utili anche in alcuni casi di diabete. Sono potenti diuretici “irritanti” (similmente alle bacche di ginepro) anche grazie agli olii essenziali in essi contenuti e possono essere impiegati in caso di stranguria, edemi e idropisia e, con una certa efficacia, anche in caso di idrotorace. Sostengono l’escrezione urinaria dei sali minerali per cui risultano utili anche in caso di gotta, artrite e calcoli renali. Hanno un importante effetto sul sistema riproduttivo, regolarizzando le mestruazioni e aumentando sia la fertilità sia la libido dove queste siano carenti. [Wood]

I semi sono abortifacenti per cui non devono essere assolutamente usati dalle donne in gravidanza.

La pianta della carota selvatica sembra svilupparsi attorno a due “polarità”: una sotterranea, quella dell’apparato radicale che è forte, tenace, profondo e capace di procurare alla pianta l’acqua e i sali minerali che servono al suo sostentamento anche nei luoghi più aridi, ed una aerea, quella dell’infiorescenza complessa, chiaramente “votata” alla luce (visto il colore bianco dei suoi fiori che in alcuni casi diventano particolarmente vistosi e alla presenza, nella maggior parte delle sottospecie, del tipico fiore centrale rosso scuro) e alla leggerezza (il “pizzo”, aereo, v. anche [FES]).

In maniera analoga, la pianta di carota riesce a sostenere nell’Uomo le due polarità della base, legata al sostentamento fisico e alla sessualità, e della visione, sia in senso fisico che sottile.

È, infatti, il fiore della chiara visione, che favorisce lo sviluppo, cioè, della visione interiore ed esteriore, apportando maggiore chiarezza sia nella nostra interiorità sia in tutte le situazioni (ambientali, emozionali, relazionali) che sono intorno a noi. Porta, inoltre, equilibrio tra gli aspetti legati alla sessualità e alla spiritualità, specialmente laddove questi siano resi squilibrati da un’educazione morale o religiosa stringenti e dona una generale “levità di cuore”, alleviando le tensioni di origine psicologica e riportando la persona alla serenità (immaginate la pigrizia di un prato in un assolato pomeriggio d’estate).

I fiori di carota selvatica sono usati in diversi sistemi di floriterapia (ad esempio nel sistema FES o in quello francese Deva, dove il rimedio è noto come “Carotte sauvage“).

Riferimenti:
[Acta] Acta plantarum: http://www.floraitaliae.actaplantarum.org/viewtopic.php…
[FES] http://www.flowersociety.org/queen-annes-lace-plant-study-c…
[Wood] Matthew Wood, “The Earthwise Herbal – A Complete Guide to Old World Medicinal Plants“, North Atlantic Books (2008)

Il retro del fiore
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Commenti

  1. Fantastico articolo che entra in profondità negli aspetti più sottili di questa pianta apoarentemente così discreta ma dalle proprietà eclatanti. Grazie. Roberta.

    1. Grazie a te per l’apprezzamento 😊

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