Le segnature dell’Olmo campestre (Ulmus minor Mill.)

Quando ingeriamo una pianta, come cibo o come medicina, non assumiamo solo sostanze e principi attivi, ma ingeriamo anche archetipi e simboli. La nostra interazione con le piante non avviene mai solo sul piano fisico, ma anche e soprattutto sul piano energetico-funzionale. E questo è tanto più vero quanto più i preparati a base di piante che ingeriamo sono poco elaborati: tisane, decotti, tinture, acetoliti, oleoliti veicolano molto meglio i principi energetici rispetto alle preparazioni troppo elaborate (come gli estratti secchi).

La preparazione stessa di questi rimedi semplici è una esperienza sensorialmente molto complessa e, se ci disponiamo ad essa con la giusta attenzione e con consapevolezza, diventa un importante momento di apprendimento.

Un paio di giorni fa ho preparato la tintura di foglie di olmo campestre, un “presidio” terapeutico semplice e probabilmente usato meno di quanto si dovrebbe, vista la sua potenza e versatilità.

L’olmo è un albero che ha delle peculiarità tutte sue. Guardato da lontano quando è ricoperto di foglie, ha un profilo che ricorda quello delle querce, tanto che ad un primo sguardo i due alberi potrebbero essere confusi l’uno con l’altro. Se ci avviciniamo, però, cominciamo a notare delle differenze importanti. In primo luogo, i rami dell’olmo in alcuni individui sono ricoperti da caratteristiche escrescenze suberose “alate” (fig. 1).

Fig. 1: “Ali” suberose dei rami dell’olmo campestre

Anche la disposizione dei rami ha un che di particolare. I rametti giovani, infatti, si accrescono sul ramo principale disponendosi su un piano anziché in tutto lo spazio possibile. In termini botanici, i rametti hanno una disposizione distica e, in più, sono acrotoni (quelli distali sono più lunghi dei prossimali). Ciò conferisce all’insieme dei rami giovani e dei rispettivi rami di second’ordine un aspetto quasi “piatto” e una forma che può ricordare l’insieme delle ossa di una mano o piuttosto un’antenna televisiva (fig. 2).

Fig. 2: Rametto giovane di olmo – disposizione distica (su un piano)

Anche le foglie dell’olmo hanno le loro peculiarità. Innanzitutto sono disposte anch’esse in maniere distica (quindi in maniera alternato-opposta su un piano) ed in più, a differenza di quanto avviene per la maggior parte degli alberi, esse sono asimmetriche rispetto all’asse fogliare: la base della foglia è più larga nel lato disposto verso il rametto (in altri termini, se la gemma da cui origina la foglia era disposta a sinistra sul rametto, la metà destra della foglia è più sviluppata e viceversa). Anche nel dominio delle foglie, quindi, l’olmo crea un ordine particolare (figg. 3 e 4).

Fig. 3: Pagina superiore della foglia di olmo

Fig. 4: Pagina inferiore della foglia di olmo

Insieme, la presenza delle escrescenze suberose, la particolare (quasi essenziale e “rigida”) strutturazione dei rami e la forma e disposizione delle foglie ci fanno intuire che l’olmo è un albero particolarmente legato alla “idee” di struttura e di strutturazione, o meglio ai relativi “principi”: approfitta dello spazio che gli è concesso non in maniera “indisciplinata” e “casuale”, ma in modo specialmente ordinato e fortemente strutturato.

Inoltre, se tocchiamo una foglia matura di olmo ci accorgiamo che la pagina superiore è ruvida e sembra quasi ricoperta di minuscole scagliette che al tatto sembrano quasi minerali, dure e dotate di una certa rigidità. Sembrano quasi non appartenere alla “natura” morbida della foglia. Questa “scabrosità minerale” è indicatrice della presenza di una buona quantità di silice nella pianta, presenza che è confermata anche dalla durezza che assume il legno quando l’albero cresce in un terreno particolarmente ricco di questo minerale.

La pagina inferiore, invece, è ricoperta di un tomento vellutato che accarezza la pelle e sembra comunicare già al tatto una certa capacità lenitiva: infatti l’olmo è anche particolarmente ricco di mucillagini che conferiscono alle sue preparazioni una capacità lenitiva ed emolliente importante.

Poco dopo essere state raccolte, le foglie emanano un forte e caratteristico odore dolce che indica chiaramente la presenza di cumarine, molecole che conferiscono alla pianta un’attività fluidificante (ma non anticoagulante!) sui liquidi organici; mentre vengono frantumate, per poter essere messe a macerare nel solvente idroalcolico, le foglie emanano invece un odore decisamente più tipico degli acidi organici (es. ossalico), ad indicare stavolta una capacità “rinfrescante” dell’olmo.

Se durante la preparazione di una tintura una pianta ci comunica tutto questo, ancor più quando la ingeriamo il nostro corpo “assorbirà” queste informazioni. Informazioni che – come abbiamo visto – sono chiaramente presenti ai nostri sensi già quando interagiamo direttamente con la pianta in questione: sono le cosiddette “signature” che i nostri Antichi sapevano ben cogliere (quindi poco o nulla a che vedere con la solita e “banale” – anche se fondata – associazione gheriglio di noce-cervello) e che noi dobbiamo re-imparare a conoscere (e ad interpretare) se vogliamo svincolarci dalla visione analitica dell’erboristeria che ci fornisce solo informazioni legate alla materia e non all’azione profonda dei rimedi.

L’olmo è tradizionalmente associato agli archetipi e alle funzionalità gioviana (secondo alcuni autori alchemici) o mercuriana (es., secondo Steiner). La sua capacità di agire sulle “interfacce” (pelle, mucose, sierose, connettivo, ferite, fratture) e sui polmoni lo rende però decisamente una pianta mercuriana (e la simbologia e i miti ad esso associati confermano tale corrispondenza). La sua capacità strutturante (ad esempio, sana le ferite e rinsalda le fratture ossee) potrebbe rimandare ad una secondaria funzionalità Saturnina (non primaria, in quanto l’albero non è sempreverde).

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Commenti

  1. Questo articolo è semplicemente emozionante, scritto (credo) da una persona che ama l’argomento.

    1. Grazie mille, Caterina! Sono davvero contento che ti piaccia così tanto 😊🌹

  2. Nn conoscevo questo approccio alle piante, è veramente molto interessante, ed intrigante….un bellissimo articolo, chiaro ed emozionante, scritto con passione e profonda conoscenza.
    Grazie di cuore 🙏🌱

    1. Grazie mille Marina 😊! Le piante “parlano” e lo fanno usando un linguaggio che noi uomini abbiamo in gran parte dimenticato… Riscoprirlo è un lavoro affascinante!
      P.S.: mi scuso per il ritardo nell’approvazione del commento, ma questi giorni sono per me di raccolta e purtroppo ho davvero poco tempo da dedicare al lavoro al PC

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