Ulmus minor Mill. – Monografia

Ulmus L. – Genere

Ordine: Rosales Bercht. & J.Presl (APG IV), Urticales Juss. ex Bercht. & J.Presl, 1820 (Cronquist)
Famiglia: Ulmaceae Mirb.
Tribù: Ulmeae

Stando a quanto pubblicato da World Flora Online, il genere Ulmus L. conta attualmente circa 40 specie di alberi [WFO], chiamati genericamente olmi, diffusi principalmente nelle regioni temperate e tropicali-montane dell’Eurasia e del Nord America.

Ulmus minor Mill.

Funzionalità primaria:

Mercuriale

Funzionalità secondaria:

Saturnina

Natura:

Neutra o leggermente calda, secca

Sapore:

Blando (mucillaginoso), leggermente dolce, amaro, astringente e salino, debolmente aromatico

Tropismo:

Cute, mucose, sierose, tessuto connettivo, nervi, muscoli, apparato sinoviale, fegato

Azioni umorali1:

Regola la flemma (elimina quella perversa e ne fornisce di corretta), elimina gli eccessi di calore e il calore umido delle putrefazioni e fornisce melancolia corretta

Azioni cliniche:

Antireumatico, astersivo, astringente, demulcente, depurativo, diuretico, lassativo, remineralizzante, tonico, vulnerario

Droga:

Foglie, frutti, seconda corteccia.

Botanica

L’olmo campestre (Ulmus minor Mill., syn.: Ulmus campestris Auct. non L.) è probabilmente il più polimorfico di tutti gli olmi europei. È un albero molto vigoroso e longevo (può vivere anche fino a 400-500 anni) che in condizioni ottimali può raggiungere i 30-40 m di altezza e un diametro (del tronco) di 1,5-2 m (in casi eccezionali anche 45 m di altezza e 3 m di diametro). Molto più spesso, principalmente nei cedui e a causa di malattie2, mostra il portamento di un arbusto o di un piccolo albero, nell’ambito di macchie formate da numerosi polloni radicali, data la grande capacità pollonifera della specie. [Acta]

Fig. 1: “Ali” suberose dei rami dell’olmo campestre

Guardato da lontano quando è ricoperto di foglie ha un profilo che ricorda quello delle querce, tanto che ad un primo sguardo i due alberi potrebbero essere confusi l’uno con l’altro. Se ci avviciniamo, però, cominciamo a notare delle differenze importanti. In primo luogo, alcune piante, soprattutto da giovani, presentano sulla corteccia del tronco e dei rami delle formazioni suberose piuttosto spesse che conferiscono ai rami un aspetto “alato” (fig. 1). Alcuni autori hanno classificato tali piante come una varietà a sé (var. suberosa (Moench)) ma tale caratteristica è ora considerata nell’ambito di una variabilità intraspecifica.

Anche la disposizione dei rami e delle foglie è particolare. Quest’albero ha una crescita che si definisce “simpodiale a monocasio”3 e i rametti hanno una disposizione distica, cioè, anziché collocarsi tridimensionalmente in tutto lo spazio possibile attorno al ramo principale, si dispongono in modo alternato-opposto su un piano. Inoltre i rami sono acrotoni (quelli distali sono più lunghi dei prossimali). Ciò conferisce ai rami un aspetto quasi “piatto” e una forma che può ricordare vagamente una sorta di scheletro o la spina di un pesce (figg. 2 e 3).

Fig. 2: Disposizione distica (su un piano) dei rami
Fig. 3: Rametto giovane di olmo – disposizione distica dei rametti

Similmente ai rami, anche le foglie dell’olmo hanno una disposizione distica (quindi rispetto al ramo su cui crescono si collocano in maniera alternato-opposta su un piano) ed in più, a differenza di quanto avviene per la maggior parte degli alberi, esse sono decisamente asimmetriche rispetto all’asse fogliare: la base della foglia è più larga nel lato disposto verso il rametto (in altri termini, se la gemma da cui origina la foglia era disposta a sinistra sul rametto, la metà destra della foglia è più sviluppata e viceversa). Anche nel “dominio” della foglia, quindi, l’olmo crea un ordine particolare (figg. 4 e 5).

Fig. 4: Pagina superiore della foglia di olmo
Fig. 5: Pagina inferiore della foglia di olmo

Se tocchiamo una foglia matura di olmo ci accorgiamo che la pagina superiore è ruvida e sembra quasi ricoperta di minuscole scagliette che al tatto sembrano quasi minerali, dure e dotate di una certa rigidità. Esse sembrano quasi non appartenere alla “natura” morbida della foglia. Questa “scabrosità minerale” indica la presenza di una buona quantità di silice nella pianta. Una caratteristica delle Ulmaceae, infatti, è la presenza di un alto contenuto di silice opalina biogenica (fitoliti) nelle foglie [Geis]. Una quantità di silice relativamente alta è presente, sotto forma di corpi semplici o aggregati, anche sulle ali delle samare dell’Ulmus minor [Guzmán-Delgado]. La cenere dell’olmo (specie non specificata) è particolarmente ricca in silice (circa 16%) e sali di calcio (circa 59%, come CaO) [Colomban].

Inoltre, sembra che l’olmo tenda ad accumulare la silice presente nel terreno: se la pianta cresce in una zona particolarmente ricca di questo minerale (ad esempio, in terreni sabbiosi), la lavorazione del legno diventa particolarmente difficoltosa, tanto che gli utensili usati per il taglio tendono a perdere rapidamente il filo (alcuni falegnami parlano di “olmo rabbioso”). [CorteInverno]

La pagina inferiore delle foglie, invece, è spesso ricoperta di un tomento vellutato che sembra comunicare già al tatto una certa capacità lenitiva della pianta: quest’albero infatti è particolarmente ricco di mucillagini, presenti sia nelle foglie sia nella cosiddetta seconda corteccia (nota anche come corteccia interna, floema o libro) dei rami e del tronco, che conferiscono alle preparazioni a base di olmo una capacità lenitiva ed emolliente importante. Se si esercita una leggera pressione con la punta di un polpastrello o con un’unghia sulla parte non suberosa della corteccia di un ramo di olmo si percepisce che la corteccia “cede” sotto la pressione del dito (dà un impressione quasi gommosa): ciò è dovuto proprio alla presenza di notevoli quantità di mucillagini nel libro. Pur essendo un albero “duro” internamente (legno), rimane quindi più “morbido” appena sotto la superficie.

L’olmo è una pianta isteranta, che emette, cioè, prima i fiori e poi le foglie. Nel caso specifico dell’olmo, addirittura anche i frutti cominciano a formarsi prima dell’emissione delle foglie: probabilmente sono in assoluto i primi frutti dell’anno a comparire, tra le piante non terofite.

I fiori, ermafroditi e disposti a glomeruli, sono di colore rosso porpora-ruggine e compaiono da fine febbraio a tutto marzo. Molti fiori sono monoclamidati4. [Acta]

I fiori durano pochi giorni. Le antere mature sono rossicce e contribuiscono a conferire al fiore il colore della ruggine; quando il polline viene rilasciato, le antere si scuriscono, dando al fiore nel suo complesso un colore più “smorto”, marroncino (v. fig. 6). Nel giro di pochissimi giorni il colore dei fiori vira dal ruggine al marroncino per poi passare al verde per l’apparizione dei giovani frutticini.

Fig. 6: antere immature, rossicce, e dopo l’apertura ed emissione del polline, brune

L’impollinazione è prettamente anemofila, anche se i fiori sono visitati dalle api perché, pur essendo privi di nettarii, sono comunque ricchi di polline (è uno dei primi pollini arborei a essere disponibili dopo il riposo invernale, in un momento quindi critico per gli insetti impollinatori).

Il frutto è una samara alata5, commestibile quando immatura e di sapore gradevole. La maturazione avviene durante il mese di maggio ed è quasi sempre abbondante, ma la percentuale di semi vani è molto elevata. I semi sono recalcitranti6 per cui germinano subito [Acta].

Le ali delle samare dell’olmo sono di colore giallo-verdastro e questo indica che sono capaci di fotosintesi (v. ad esempio [Guzmán-Delgado, López-Almansa]). Questo suggerisce che la formazione della riserva glucidica del seme avvenga (almeno parzialmente) per fotosintesi diretta da parte della samara, evidentemente per sopperire alla carenza di zuccheri nella pianta dovuta alla mancanza di foglie durante la prima fase di accrescimento del seme.

 

Descrizione

L’olmo campestre è una pianta utilizzata non di frequente, oggi, in erboristeria (fatto salvo semmai il suo uso sotto forma di meristemoderivato), eppure la sua azione terapeutica è decisamente interessante.

Tradizionalmente, la seconda corteccia dell’olmo si utilizza come rimedio astringente, antireumatico, diuretico, cicatrizzante, per il trattamento degli eczemi e come depurativo [Piterà].

Secondo Dioscoride (così come riportato dal Mattioli) “le foglie, la corteccia, e i rami dell’Olmo, hanno la virtù di ingrossare7. Le frondi trite, e applicate con aceto, medicano la scabbia, e saldano le ferite. Il che molto più fa quella parte più sottile della scorza di dentro fasciatevi, e ravvoltavi attorno, come fascia, imperoché si piega così agevolmente, come se fosse cuoio. La parte più spessa della corteccia, bevuta al peso di un’oncia8 con vino ovvero con acqua fredda, solve la Flemma. La decozione delle frondi, e parimente della corteccia della radice, applicata in modo di fomento, fa presto consolidare l’ossa rotte. L’umore che nel produrre le prime fronde si ritrova nelle sue vesciche9, fa bella pelle e più splendida la faccia; ma come s’asciuga, si convertisce in certi animaletti, quasi simili ai moscioni. Cuoconsi da alcuni le foglie ne’ cibi, come si cuocono le altre erbe degli orti.” [Mattioli]

Plinio il Vecchio riporta: “Le foglie, la corteccia e i rami dell’olmo hanno virtù di rassodare e di risaldar le ferite. La membrana interiore tra il legno e la corteccia mitiga la lebbra: ciò fanno altresì le foglie state nell’aceto. Un denajo10 a peso di questa corteccia bevuto in un’emina11 d’acqua fredda purga il corpo, e tira fuori la flemma, e specialmente l’acqua. Imponsi la sua lagrima12 dov’è fatta raccolta13, e alle ferite; non che a quelle incotture, cui giova fomentare con la sua cocitura. […] I primi piccioli gambi delle foglie14, cotti col vino, guariscono gli enfiati15, e tirano fuora per fistole. Il medesimo effetto fanno le membrane fra legno e scorza. Molti tengono che la corteccia masticata sia utilissima alle ferite. Le foglie trite e asperse d’acqua sono utili a’ piedi enfiati. L’umore ancora ch’esce della midolla dell’albero intaccato, come abbiamo detto, fa ritornare i capegli al capo impiastratone, e ferma quegli che stanno per cadere.” [Plinio]

La capacità dell’olmo di accumulare la silice (o, se vogliamo, la sua “affinità” con questa sostanza e, in generale, con i processi del silicio) influisce certamente in maniera importante sulle sue proprietà: la pianta, infatti, ha la capacità di stimolare la rigenerazione dei tessuti molli e duri (è indicata, ad esempio, in caso di piaghe e fratture), nonché la depurazione del tessuto connettivo, la risoluzione dei processi suppurativi (specialmente se cronici) e la regolazione della sudorazione (soprattutto quando il sudore prodotto è particolarmente maleodorante a causa di processi di disbiosi/putrefazione oppure di fenomeni di deposizione di tossine nel connettivo), in maniera analoga a quanto fa il rimedio Silicea16 in omeopatia. Essendo una pianta con proprietà depurative e con tropismo anche nervoso ha effetto sulle forme erpetiche (specialmente se croniche).

Secondo Simone Iozzi, l’olmo influenza decisamente il ricambio del tessuto connettivo e “la sua decozione drena a questo livello le tossine che provocano lo stato reattivo infiammatorio causa di affezioni dermatologiche a decorso tipicamente cronico con aggravamenti periodici stagionali. La fama dell’olmo quale pianta depurativa è dunque ampiamente meritata, specialmente quando è associata a piante detossificanti quali la bardana, epatiche come il tarassaco o renali come ononide. L’olmo è indicatissimo per malattie della pelle di tipo orticarioide, dermatitico, professionali ecc.” [Iozzi, Iozzi2]

L’olmo esercita un’importante azione riequilibrante sulla pelle, sulle mucose e sulle sierose (cioè sui tessuti responsabili della comunicazione con l’esterno) ed in questo senso aiuta ad eliminare le tossine colloidali essudative che drenano attraverso l’emuntorio tegumentario. [Cemon]

Secondo Serge Dewit e Jean-Claude Leunis, l’olmo è principalmente un drenante cutaneo-mucoso, ma agisce anche nei disordini del metabolismo delle nucleoproteine, risultando adatto, quindi, nel trattamento della gotta e nel reumatismo legato alla psoriasi. Si prescrive su indicazioni biologiche e cliniche precise oggettivate dal profilo iper-(α)βγ e iper-γ. Con Rosa canina e riboflavina ad alte dosi (300 mg/die) costituisce il rimedio di scelta dell’herpes recidivante. [Dewit-Leunis]

Wilhelm Pelikan, antroposofo, fornisce una descrizione dell’olmo che ci aiuta a capire in profondità la medicina dell’olmo, soprattutto nei suoi aspetti più sottili: “L’olmo si presenta affine alla quercia nel suo collegarsi all’elemento solido, terrestre, duraturo, eppure questo è evidentemente solo un suo polo. Rapidamente acceso alla fioritura, rapidamente colto dalle forze di maturazione, desideroso di sfumare nell’elemento aereo, ecco che si manifesta l’altro polo. Gravità terrestre e lievità aerea, o, come si diceva un tempo, “sale” e “zolfo”, tutte e due hanno la loro parte. […] Nella armoniosa composizione tra ispessimento e rarefazione può venire infatti fatta l’esperienza dell’elemento caratteristico di dell’essenza dell’olmo. Là si arresta un elemento che fluisce, là torna a fluire qualcosa che si è fermato, una duplicità divisa viene collegata ed equilibrata tramite un terzo elemento ritmico superiore. Mercurio è di casa sia sulla terra che nei cieli, egli calpesta la terra, ma con calzari alati. Ciò che il processo dell’olmo estrinseca creativamente all’interno dell’albero, lo rivela con la massima chiarezza all’interno dell’organo ritmico, nella foglia, sotto forma di manifestazione sensibile, come dilatazione, contrazione, come armonia all’interno di una totale asimmetria” [Pelikan].

E ancora: “Nel legno dell’olmo […] è irrigidito nella materia solida un qualcosa di mercuriale, si potrebbe dire che ne è incantato dentro. […] Scioglie ciò che è irrigidito, consolida ciò che è fugace, schiarisce l’oscuro, attenua ciò che fiammeggia, che divampa” [Pelikan].

Il macerato glicerico (meristemoderivato) di gemme di olmo ha un tropismo elettivo per la pelle, le mucose e le sierose, nonché per l’apparato muscolare, per quello sinoviale e per il fegato. È capace di risolvere le putrefazioni, di trasformare o espellere le raccolte purulente e di risolvere le dermatosi (soprattutto di tipo essudativo). È anche indicato nell’acne giovanile, nella gotta, nei reumatismi e, preferibilmente insieme ad Alnus glutinosa, nelle otiti (secernenti), negli ascessi, nelle fistole, nelle piaghe purulente, nelle bronchiti settiche con espettorato di colore intenso [Giannelli2, Piterà].

Stando agli autori rinascimentali, l’olmo campestre e l’olmo montano (Ulmus glabra Huds.) hanno proprietà pressoché identiche. Scrive infatti il Mattioli che “l’Olmo è di due specie, cioè campestre, e montano” [Mattioli], senza fare distinzioni tra le due specie dal punto di vista terapeutico.

 

Proprietà

Temperatura e sapore

Secondo Culpeper, “è una pianta fredda e Saturnina” [Culpeper]; secondo John Gerard, invece “Le foglie e la corteccia dell’Olmo sono moderatamente calde, con una evidente facoltà astersiva” [Gerard].

Castore Durante ci dice che “l’Olmo ha facultà astringente, & astersiua: La scorza è più amara e più costrettiua.” [Durante].

In realtà la temperatura della pianta è piuttosto vicina alla neutralità; quanto più è amara la specifica parte che si adopera tanto più essa è calda, pur rimanendo entro il primo grado di calore. È secca (infatti tende ad “asciugare” ciò che è troppo umido), ma anche rispetto a questa caratteristica rimane equilibrata grazie all’abbondanza delle mucillagini che contiene.

Il sapore delle foglie di olmo è decisamente complesso: all’inizio si percepiscono il dolce e l’aromatico delle cumarine, poi le mucillagini, l’amaro e, a seguire, una leggera astringenza e una certa salinità (simile per certi versi a quella degli spinaci). Quest’ultima si percepisce più sul finale o come retrogusto ma è persistente. In tintura il dolce è decisamente più intenso. Quindi diremo che il sapore delle foglie di olmo è decisamente blando (mucillaginoso), leggermente dolce, amaro, astringente e salino e infine debolmente aromatico. Il dolce e l’amaro sono più marcati dell’astringenza; quest’ultima pur non essendo intensa, è decisamente persistente, come la salinità.

Masticando le foglie mature si avverte particolarmente bene la sensazione di “ruvidezza minerale” tipica della silice (caratteristica che però non è classificata come sapore).

Poco dopo essere state raccolte, le foglie emanano un forte e caratteristico odore dolce che indica chiaramente la presenza di cumarine, molecole che conferiscono alla pianta un’attività fluidificante (ma non anticoagulante!) sui liquidi organici; quando vengono rotte o frantumate, ad esempio per poter essere messe a macerare in un solvente per la preparazione di una tintura idroalcolica, le foglie emanano invece un odore decisamente più tipico degli acidi organici (es. ossalico), che sta a denotare, in questo caso, una capacità “rinfrescante”.

 

Segnature

Miti e simbologia

L’olmo è un albero dalla simbologia piuttosto complessa. I greci e i romani lo associavano agli dei del sonno: Hypnos in greco, Somnus o Sopor in latino, oppure, stando ad alcuni autori, a Morfeo o Oneiros, entrambi figli di Hypnos e/o di Nyx (dea della Notte, Nox per i Romani) e quindi fratelli di Hypnos, a seconda delle versioni del mito (v. anche [Cattabiani]).

Virgilio pone all’ingresso dell’Ade, lì dove dimora “consanguineus Leti Sopor”, il “Sonno parente della Morte17, un olmo enorme sotto le cui foglie risiedono i sogni degli uomini:

in medio ramos annosaque brachia pandit / ulmus opaca, ingens, quam sedem Somnia vulgo / vana tenere ferunt, foliisque sub omnibus haerent.18” (Eneide VI, 282-284)

La connessione con i sogni faceva dell’olmo un albero dal potere oracolare. Forse per un’estensione di tale potere, nel Medioevo l’olmo è divenuto, insieme con la gioviana quercia, l’albero sotto il quale si amministrava la giustizia. Con l’espressione “giudici sotto l’olmo” si indicavano i magistrati senza tribunale che esercitavano i loro uffici seduti sotto un olmo (o nelle vicinanze di esso) che spesso veniva addirittura piantato allo scopo davanti alla porta dei castelli. [Cattabiani]

 

Le segnature planetarie dell’olmo

Dal punto di vista archetipico, l’olmo è considerato “una pianta fredda e Saturnina” da Culpeper [Culpeper], mentre, secondo l’antroposofia, è mercuriale [Pelikan] ed è quindi legato alla figura di Hermes/Mercurio, l’alato messaggero divino che mette in comunicazione gli dei tra di loro e/o con gli uomini. A complicare ulteriormente il quadro, alcuni autori spagirici sostengono che l’olmo è decisamente gioviniano (addirittura Angelo Angelini sostiene che “è una pianta tipicamente gioviniana, con un marcato influsso marziano.” [Angelini]).

Certamente è un albero dalle caratteristiche abbastanza complesse: simile alle querce per forma e robustezza (v. anche [Pelikan]), possiede una capacità depurativa (tipicamente gioviniana) importante e un tropismo anche epatico, oltre ad essere in grado di intervenire su determinati processi metabolici.

Tuttavia, la sua azione è decisamente rivolta principalmente alle strutture organiche di interfaccia tra il mondo interno e quello esterno (cute, mucose), tra gli organi (sierose) e tra i capi articolari (apparato sinoviale), al tessuto connettivo che “connette”, appunto, i diversi distretti organici e al tessuto nervoso (agisce ad esempio sull’herpes)19. Queste caratteristiche lo rendono un albero decisamente mercuriale.

L’olmo è caratterizzato dalla presenza di formazioni “eccessive”, tanto da apparire verrucoso o nodoso al solo sguardo (v. anche fig. 7): oltre alle formazioni suberose della corteccia, anche i fiori ricordano verruche o nodosità di colore rugginoso. La presenza di tali formazioni, la particolare (quasi essenziale e “rigida”) strutturazione dei rami, la forma e la disposizione delle foglie ci fanno intuire che l’olmo è un albero particolarmente legato al “principio” di strutturazione: approfitta dello spazio che gli è concesso non in maniera “indisciplinata” e “casuale”, ma in modo specialmente ordinato, strutturandosi addirittura in maniera più “intensa” rispetto a quanto fanno gli altri alberi.

Fig. 7: “Nodosità” della corteccia dell’olmo

Queste caratteristiche appena descritte, insieme alla scabrosità “minerale” delle foglie e alla particolare affinità della pianta per il silicio20, danno l’idea che l’olmo sia decisamente un “albero della forma”, cioè sia particolarmente sensibile, in qualche modo, alle forze plastiche di formazione21 che agiscono sui tessuti vegetali ma anche, per riflesso, quando la pianta venga usata come medicina, su quelli umani.

Tali forze plastiche, nell’olmo, non sono orientate solo verso l’indurimento e la strutturazione, ma sembrano organizzarsi intorno a due poli opposti: da una parte quello della durezza silicea e della “iper-formazione” caratteristica della pianta, dall’altra quello della morbidezza delle mucillagini che sono (anche sensibilmente) presenti appena sotto la superficie della corteccia e nelle foglie. Questa polarizzazione si riflette anche sul piano terapeutico: l’olmo, infatti, ha la capacità sia di ammorbidire le “durezze”22 sia di far indurire e consolidare ciò che è rammollito o fratturato. Grazie a questa sua ambivalenza, l’olmo insegna all’uomo la capacità di strutturarsi ma anche di rendersi malleabile e di saper “cambiare forma” quando le circostanze lo richiedono.

Questa coesistenza, tipicamente mercuriale23, di aspetti opposti è una caratteristica dell’olmo che abbiamo già incontrato nella descrizione della pianta da parte di Wilhem Pelikan (v. par. “Descrizione”).

È curioso notare come l’olmo sia stato associato anche a Morfeo, dio dei sogni. Il nome di questa divinità deriva dal greco μορφή (morfé) che vuol dire appunto “forma”, per via della sua capacità di assumere la forma di persone agli occhi (chiusi) degli uomini addormentati24.

La capacità dell’olmo di agire in maniera bivalente sulle forze di strutturazione, la stessa sua affinità per il silicio (elemento necessario per la formazione delle rocce), la sua presenza “atra” (scura) che lo fa porre da Virgilio all’ingresso dell’Ade, la sua abilità di agire in maniera sottile sulla ghiandola pineale certamente pongono quest’albero anche in un contesto che è decisamente saturnino25.

Per i motivi fin qui esposti, in questo testo l’olmo verrà considerato un albero principalmente mercuriano e con funzioni secondarie saturnine.

È interessante notare come le divinità alle quali l’olmo è collegato sono per lo più rappresentate come giovani uomini dotati di ali e, pertanto, capaci di trasportarsi da una parte all’altra del mondo dei mortali e/o del mondo degli dei in un “battito d’ali”. Morfeo, infatti, “era un dio alato, con grandi ali che sbattevano silenziosamente portandolo in ogni angolo della terra in un istante” [Cattabiani]. Anche Hypnos e Somnus venivano rappresentati come giovani uomini con un paio di ali (sulla schiena o sul capo, a seconda del mito). Mercurio/Hermes “calpesta la terra, ma con calzari alati” [Pelikan]. Come sempre, i riferimenti archetipici delle piante (le signature) si manifestano sul piano terapeutico e simbolico ma anche fisico: probabilmente non è un caso che i frutti dell’olmo siano provvisti di ali e che i rami degli individui giovani appaiano “alati” grazie alle escrescenze suberose della corteccia.

 

Fasi tissutali

4 (fibrosi), 5 (necrosi) [Dewit-Leunis]

 

Azioni e indicazioni

Azioni umorali

L’olmo esercita un’azione bivalente sulla flemma: da una parte elimina quella perversa (ispessita o in eccesso) e dall’altra fornisce, con le sue mucillagini, flemma corretta. Questa sua capacità di fornire flemma corretta, a sua volta, conferisce alla pianta la capacità di esercitare un’azione tonica nutritiva sull’organismo26. Ha una delicata ma importante azione demulcente e lenitiva, che rende la pianta atta ad agire sulle irritazioni e sulle infiammazioni (eccesso di calore), specialmente a livello di mucose, pelle, sierose e articolazioni. L’olmo è astersivo e quindi elimina, oltre alla flemma in eccesso, anche il calore umido delle putrefazioni (infezioni). Stimola in maniera importante la produzione di melancolia corretta.

 

Tropismo

L’olmo campestre ha un tropismo elettivo per le strutture “di interfaccia”, cioè cute, mucose, sierose, tessuto connettivo, apparato sinoviale, ma anche per il tessuto nervoso, per i muscoli e per il fegato. [Cemon, Piterà]

 

Azioni cliniche

Antireumatico, astersivo, astringente, demulcente, depurativo, diuretico, lassativo (blando), remineralizzante, tonico nutritivo, vulnerario.

 

Azioni principali

  • Tonico [Grieve]
  • Demulcente [Grieve]
  • Astringente [Grieve, Piterà]
  • Diuretico [Grieve, Piterà]
  • Antireumatico [Piterà]
  • Remineralizzante [Cemon, Piterà]

 

  • Vulnerario, cicatrizzante (foglie, decotto di foglie, rami, seconda corteccia, liquido contenuto nelle galle); in caso di gonfiori, ascessi, ferite, fratture, scottature, ernie: [ARSIA, Culpeper, Mattioli, Piterà, Plinio]
    • Liter.: “Le frondi, la corteccia, e i rami dell’Olmo, hanno virtù d’ingrossare” (Dioscoride) [Mattioli]
    • Liter.: “le frondi trite, e applicate con aceto, medicano la scabbia, e saldano le ferite. Il che molto più fa quella parte più sottile della scorza di dentro fasciatevi, e ravvoltati attorno, come fascia.” (Dioscoride) [Mattioli]
    • Liter.: “La decozione delle frondi, e parimente della corteccia della radice, applicata in modo di fomento, fa presto consolidare l’ossa rotte.” [Mattioli]
    • Liter.: “Il liquore, che distilla dall’albero, si mette in su le posteme, in su le ferite, e in su le cotture, a cui giova ancora il fomento della decozione.” [Plinio]
    • Liter.: “Le gemme delle prime foglie cotte nel vino sanano applicate le enfiagioni27, risolvendole insensibilmente per li pori della pelle. Le foglie trite, e irrorate con acqua s’impiastrano utilmente all’enfiagione de’piedi.” (Plinio) [Mattioli]
    • Liter.: “il licore delle vesciche sana ne’fanciulli le rotture intestinali, se bagnandovi dentro delle pezzette di tela si mettono sotto al brachiere ben serrate spesse volte.” [Mattioli]
    • Liter.: “Nel Grossetano gli umori ricavati dalle “galle” si applicano sulle ferite per stimolarne la cicatrizzazione.” [ARSIA]
    • Liter.: “Il decotto della corteccia in acqua, è eccellente per bagnare quei luoghi che sono stati bruciati con il fuoco.” [Culpeper]

 

  • Lassativo (blando: purga la flemma e i liquidi in eccesso) [Mattioli, Plinio]
    • Liter.: “La parte più grossa della corteccia bevuta al peso d’un’oncia con vino, ovvero con acqua fredda, solve la flemma” (Dioscoride) [Mattioli]
    • Liter.: “Un denajo a peso di questa corteccia bevuto in un’emina d’acqua fredda purga il corpo, e tira fuori la flemma, e specialmente l’acqua.” [Plinio]

 

  • Depurativo [Cemon, Iozzi, Iozzi2, Piterà]:
    • Drenante di cute, mucose, sierose, tessuto connettivo [Cemon, Iozzi, Iozzi2]
      • Stimola il drenaggio del tessuto connettivo (specialmente in caso di affezioni dermatologiche croniche) [Iozzi, Iozzi2]
    • Liter.: “Aiuta ad eliminare le tossine colloidali essudative che drenano attraverso l’emuntorio tegumentario; utile in caso di: eczemi essudativi, infezioni cutanee (acne, foruncoli, ulcere), le malattie eruttive bollose (varicella, herpes e zoster), dermatiti secche (psoriasi, cheratosi in genere)”. [Cemon]
    • Coadiuva la disintossicazione agendo a livello del fegato, diminuisce colesterolo e acido urico. [Cemon]

 

Indicazioni specifiche

Generale

  • Rimedio di ogni stato flogistico in fase essudativa (Pol Henry) [Piterà]
  • Regolazione e detossificazione della matrice extracellulare [Piterà]
  • Affaticamento [Scholten]
  • Problemi con le mucose [Scholten]
  • Tumori duri [Scholten]

 

Occhi

  • Cheratite erpetica (coadiuvante) [Piterà]
  • Herpes oculare [Piterà]
  • Per migliorare l’acuità visiva (si instillano negli occhi alcune gocce di decotto di corteccia) [ARSIA]

 

Orecchie

  • Otiti (secernenti, con Alnus glutinosa) [Giannelli2]

 

Apparato respiratorio

  • Pleuriti essudative (coadiuvante) [Piterà]
  • Mal di gola (gargarismi con decotto di corteccia) [ARSIA]
  • Bronchitis [Scholten], bronchiti settiche con espettorato di colore intenso (con Alnus glutinosa) [Giannelli2]

 

Apparato cardiocircolatorio

  • Pericarditi (coadiuvante) [Piterà]

 

Apparato gastrointestinale

  • Diarrea, dissenteria [Piterà, Scholten]
  • Malattia infiammatoria intestinale [Scholten]

 

Metabolismo

  • Dismetabolismo delle nucleoproteine, iper-uricemia, sovraccarico metabolico [Piterà]

 

Apparato scheletrico e osteo-articolare

  • Fratture [Mattioli]
  • Gotta, dolori articolari [Culpeper, Dewit-Leunis, Mattioli, Piterà]
    • Liter.: “la decozione delle scorze delle Radici mollifica le giunture indurite, e i nervi rattratti, facendone bagni, o fomenti ai luoghi del male” [Mattioli]
    • Liter.: “La decozione della corteccia delle radici fomentata, mollifica i tumori duri, e la contrazione dei tendini.” [Culpeper]
    • Liter.: “La detta corteccia macinata con acqua salata e aceto, fino a ottenere la forma di una poltiglia, ed applicata sul luogo sofferente per la gotta, dà grande sollievo.” [Culpeper]
  • Azione remineralizzante [Piterà]
  • Sinoviti [Piterà]
  • Per rinforzare gli arti dei bambini che si apprestano a compiere i primi passi (decotto di corteccia in bagni tonificanti) [ARSIA]

 

Arti

  • Formicolio ai piedi, dolore strisciante con intorpidimento alle gambe e ai piedi [Boericke]
  • Intorpidimento, formicolio e dolore pieno dove il gastrocnemio emette il suo tendine [Boericke]
  • Dolori reumatici al di sopra dei polsi [Boericke]

 

Apparato urogenitale

  • Catarri vaginali [Piterà]
  • Cervicite [Piterà]
  • Leucorree vicarianti [Piterà]
  • Herpes genitale [Piterà]

 

Sistema immunitario

  • Herpes simplex e zoster [Piterà]
  • Sindrome iper-γ-globulinemica con tendenza alla fibrosclerosi [Piterà]
  • Varicella [Piterà]

 

Sistema nervoso centrale

  • Migliora il sonno paradossale (F. Ledoux e G Guéniot). [Piterà]

 

Pelle e mucose

  • Dermatosi e dermatiti, umide ed essudative o secche: eczemi (specialmente essudativi), cheratosi, malattie della pelle di tipo orticarioide, infezioni cutanee (acne, foruncoli, ulcere) [Cemon, Iozzi, Iozzi2, Piterà]
  • Varicella, herpes simplex, herpes zoster; herpes recidivante (con Rosa canina e riboflavina a dosi di 300 mg/die) [Cemon, Dewit-Leunis, Piterà]
  • Psoriasi [Cemon, Dewit-Leunis]
  • scabbia [Mattioli, Plinio], forfora [Culpeper, Scholten], lebbra [Culpeper, Plinio, Scholten], tigna [Grieve, Scholten]
    • Liter.: “La parte della corteccia interiore guarisce la scabbia, il che fanno parimente le frondi applicatevi con aceto”. [Plinio]
    • Liter.: “Le sue foglie contuse e applicate sanano le ferite fresche, quando vengano applicate sul posto con la sua propria corteccia. Le foglie o la corteccia usate con aceto curano molto efficacemente la forfora e la lebbra” [Culpeper]
    • Liter.: “Era prima impiegato per la preparazione di un decotto antiscorbutico raccomandato nelle malattie cutanee di carattere lebbroso, come la tigna. Era usato sia esternamente sia internamente.” [Grieve]
  • Acne (giovanile, inversa, pustolosa, rosacea) [Piterà]
  • Afte, stomatiti aftose [Piterà]
  • Alopecia seborroica [Piterà]
  • Crosta lattea [Piterà]
  • Idrosadenite suppurativa ascellare [Piterà]
  • Impetigine [Piterà]
  • Modificazioni della composizione del sudore, traspirazioni maleodoranti, sudorazione acida [Piterà]
  • Mucositi [Piterà]
  • Orticaria [Piterà]
  • Pelli grasse e lucenti [Piterà]
  • Piaghe icorose, purulente [Giannelli2, Piterà]
  • Ulcerazioni cutanee, ferite [ARSIA, Mattioli, Plinio, Piterà]
  • Ustioni cutanee [Culpeper, Piterà, Plinio]
  • Vampata eczematosa [Piterà]
  • Ascessi, fistole (con Alnus glutinosa) [Giannelli2]

 

Altro

  • Geloni (decotto di corteccia, impacchi) [ARSIA]
  • Uso cosmetico (liquido contenuto nelle galle) [Mattioli]
    • Liter.: “L’umore, che nel produrre delle prime frondi si ritrova nelle sue vesciche, fa bella pelle, e più splendida la faccia” (Dioscoride) [Mattioli]
  • Diradamento dei capelli (ne stimola la ricrescita) [Culpeper, Plinio]
    • Liter.: “L’umore, che distilla dal midollo, quando si taglia la cima, o i rami dell’albero, fa, ungendone il capo, rinascere i capelli, e conserva quelli, che sono rimasti, che non caschino”. [Plinio]
    • Liter.: “Bollendo a lungo nell’acqua le radici dell’olmo, e schiumando il grasso che affiora in superficie, e ungendo con esso il posto che è diventato calvo e dove i capelli sono caduti, presto ricresceranno i capelli.” [Culpeper]
  • Uso alimentare (foglie, cotte) [Mattioli]
    • Liter.: “Cuoconsi da alcuni le frondi ne’cibi, come si cuocono l’altre erbe degli orti” (Dioscoride) [Mattioli]

 

Parti usate e raccolta

Le foglie vanno raccolte preferibilmente in estate; la seconda corteccia va raccolta in autunno dai rami di qualche anno; i frutti vanno raccolti a piena maturazione, ma prima che comincino a seccare. Le parti raccolte si fanno essiccare all’ombra e possono essere conservate in sacchetti di carta o tela, al riparo dall’umidità, o in recipienti di vetro.

In passato dai fiori veniva preparato anche un tè medicinale. [Grieve]

 

Preparazione e dosaggio

La seconda corteccia può essere utilizzata in decotto oppure in polvere. Le foglie e i frutti in decotto, infuso o tintura. I frutti possono essere usati liberamente come alimento, preferibilmente a crudo. Le foglie tenere possono essere cotte ed utilizzate come verdura.

 

Controindicazioni ed effetti collaterali

L’olmo è una pianta considerata generalmente sicura. Non sono noti effetti collaterali o interazioni di alcun tipo. Per la corteccia di olmo rosso americano (Ulmus rubra Muhl), si consiglia di non eccedere nell’assunzione per evitare che le sostanze contenute nella droga possano interferire troppo con l’assorbimento dei nutrienti alimentari: si consiglia un tempo di assunzione non superiore ai 21 giorni [Wood]. Una tale precauzione può esser utile anche per la corteccia di olmo campestre.

 

Gemmoterapia

In gemmoterapia si utilizzano le gemme fogliari dell’olmo campestre. Le indicazioni e le caratteristiche del macerato glicerico di Ulmus minor (generalmente in questo contesto chiamato con il sinonimo Ulmus campestris) sono presentate di seguito e sono tratte da [Piterà].

Caratteristiche principali

Azione citologica e istologica: stimola le cellule epatiche di Kuppfer. Rimuove il blocco metabolico che può verificarsi nelle fasi iniziali della fibrosclerosi iper-γ-globulinica, riattivando i macrofagi epatici (Kuppfer)(Pol Henry).

Attività biologica: Ha un’azione marcata nelle turbe del catabolismo nucleoproteico: acidi urici, gotta e urea. Agisce sul calcio ionizzato.

Azione sulla coagulazione e sul tromboelastogramma: lieve ambivalenza sulle costanti del tromboelastogramma (T.E.G.)

Linee cellulari stimolate: stimola le cellule epatiche di Kuppfer, linfoplasmociti.

Metabolismo lipidico e lipoproteico: riduce le β-lipoproteine lievemente aumentate; ha un’azione secondaria sul colesterolo.

Metabolismo protidico: aumenta le albumine, riduce l’iper-α1γ-globulinemia; diminuisce l’iper-α2γ-euglobulinemia; azione su nucleoproteine.

 

Proprietà principali e indicazioni cliniche essenziali

Ulmus campestris è il rimedio delle sindromi iper-α1γ-globulinemiche e delle iper-β-lipoproteine.

È un eccellente drenante per la pelle, le mucose e le sierose, agendo in svariate affezioni e regolarizzando la secrezione delle ghiandole sebacee. Regolarizza la tendenza dell’organismo nelle fasi di reazione a trasferire le turbe endogene sulla pelle in forma di eczema vescicoloso non infetto (vicariazione regressiva).

È pertanto indicato nelle sindromi cutanee di origine allergica o infiammatoria soprattutto a carico delle ghiandole sebacee, nel trattamento dell’acne giovanile, di dermatiti e dermatosi umide, icorose, di lesioni erpetiche, ecc.

Agisce inoltre su altri fenomeni eliminatori di “metastasi funzionali” quali leucorree, mucositi e diarree: nei casi in cui tali metastasi funzionali non trovano via di eliminazione si verifica una “impregnazione latente” a livello tissutale (vicariazione progressiva), prima fase della fibrosclerosi da iper-γ-globulinemia.

Possiede anche una marcata azione nelle turbe del catabolismo delle nucleoproteine ed è quindi attivo nelle sindromi iper-uricemiche e gottose, nelle dismetabolie, in alcune forme reumatiche e in tutte le affezioni funzionali legate al dismetabolismo delle nucleoproteine. Sull’urea e sul colesterolo ha un’azione secondaria. U. campestris riequilibra questa tendenza con una probabile reazione di sblocco enzimatico e riattivando i macrofagi epatici. In virtù di questa proprietà è un eccellente rimedio di disintossicazione da sovraccarico metabolico.

Un’altra proprietà di U. campestris è la sua capacità rimineralizzante dovuta a una specifica azione sul calcio ionizzato.

 

Omeopatia

L’olmo non è stato sottoposto a proving estensivi. Di seguito si riportano le indicazioni fornite da Scholten [Qjure] e Boericke [Boericke].

 

Mind

Sospettoso, non può fidarsi di nessuno perché è stato picchiato troppo. [Scholten]

Non è più capace di amare. [Scholten]

Sopraffatto dai doveri, dalle responsabilità, si sente inadeguato al compito richiesto. [Scholten]

Desiderio: prendersi cura degli altri e servirli. [Scholten]

Iper-perfezionista. [Scholten]

Obiettivi non realistici possono risultare in una delusione. [Scholten]

Dubbi, sconforto, mancanza di gioia e fiducia nelle proprie capacità. [Scholten]

Solitudine. [Scholten]

 

Generale

Desideri: panna montata. [Scholten]

Avversioni: grassi; alimenti ricchi. [Scholten]

 

Corpo

Generale: problemi con le mucose, tumori duri; affaticamento. [Scholten]

Retto: diarrea, dissenteria, malattia infiammatoria intestinale. [Scholten]

Polmoni: bronchite. [Scholten]

Pelle: forfora, lebbra, tigna. [Scholten]

Arti: Formicolio ai piedi, dolore strisciante con intorpidimento alle gambe e ai piedi; intorpidimento, formicolio e dolore pieno dove il gastrocnemio emette il suo tendine. Dolori reumatici al di sopra dei polsi [Boericke]

 

Bibliografia

[Acta]

https://www.floraitaliae.actaplantarum.org/viewtopic.php?t=3509

[Angelini]

Angelo Angelini, “Il volo dei sette ibis –  Erboristeria alchimica”, 3.a ed., Ed. Kemi (2003)

[ARSIA]

L’uso delle erbe nella tradizione rurale della Toscana”, vol. I, ARSIA; at http://agricolalemacchie.weebly.com/uploads/7/3/6/1/7361821/arsia_erbe_vol1_e_2.pdf

[Boericke]

William Boericke, “New Manual of Homoeopathic Materia Medica and Repertory” (see Viola odorata entry)

[Cattabiani]

Alfredo Cattabiani, “Florario”, Oscar Mondadori (2012)

[Cemon]

https://cemon.eu/wp-content/uploads/2020/10/prontuario-alta-182.pdf (Retrieved: 2021-04-22)

[Colomban]

Philippe Colomban et al.,“Vegetable ash as raw material in the production of glasses and enamels, for example the contemporary vegetable ashes from Burgundy, France”, 2010. arXiv:1012.1504 [cond-mat.mtrl-sci]; doi: 10.48550/arXiv.1012.1504

[CorteInverno]

https://www.lacortedinverno.it/portfolio/olmo/ (Retrieved: 2021-02-25)

[Dewit-Leunis]

Serge Dewit, Jean-Claude Leunis, “Trattato Teorico e Pratico di Fitoterapia Ciclica”, Nova Scripta Srl Edizioni, Genova (2018)

Orig.: Serge Dewit, Jean-Claude Leunis, “Traité théorétique et pratique de Phytothérapie Cyclique”, Ed. Roger Jollois (1995)

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Christian Duraffourd et Jean-Claude Lapraz, “Traité de phytothérapie clinique”, Masson, Paris (2002)

[Durante]

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[FunghiIta]

https://www.funghiitaliani.it/botanica/morfologia6_frutti.html

[Geis]

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John Gerard, “The herball, or, Generall historie of plantes”, London (Ed. 1636)

[Giannelli]

Luigi Giannelli, “Medicina Tradizionale Mediterranea”, Ed. Tecniche Nuove (2006)

[Giannelli2]

Luigi Giannelli, “Gemmoterapia”, M.I.R. Edizioni (2009)

[Grieve]

M. Grieve, “A Modern Herbal” (1931) (under Knotweed)

[Guzmán-Delgado]

Paula Guzmán-Delgado et al., “Surface properties and physiology of Ulmus laevis and U. Minor samaras: implications for seed development and dispersal”, Tree Physiology (2017) 37, 815–826; doi:10.1093/treephys/tpx022

[Iozzi]

Simone Iozzi, “Fitopratica”, Ed. Giunti (1991)

[Iozzi2]

Simone Iozzi, “Medicina Tradizionale Erboristica”, Ed. Tecniche Nuove, Milano (2008)

[López-Almansa]

J. C. López-Almansa et al., “Abortive Seeds in Ulmus Minor”, Botanical Journal of the Linnean Society, 2004, 145, 455–467.

[Mattioli]

Pietro Andrea Mattioli, “Discorsi di M. Pietro Andrea Mattioli sanese, medico cesareo, ne’ sei libri di Pedacio Doscoride Anazarbeo della materia Medicinale” (1746)

[Pelikan]

Wilhelm Pelikan, “Le piante medicinali – per la cura delle malattie”, vol. III, Natura e Cultura editrice (1999); Orig.: “Heilpflanzenkunde – Der Mensch und die Heilpflanzen”, Band III

[Piterà]

Fernando Piterà, Marcello Nicoletti, “Gemmoterapia – Fondamenti Scientifici della moderna Meristemoterapia”, II ed., Nuova Ipsa (2018)

[Plinio]

C. Plinio Secondo (Plinio il Vecchio), “Della storia naturale”, vol. II (trad. Giuseppe Antonelli, Venezia, 1844)

[Scholten]

Jan Scholten, https://qjure.com/ (Retrieved: 2022-09-15)

[WFO]

http://www.worldfloraonline.org/ (Retrieved: 2022-09-30)

[Wood]

Matthew Wood, “The Earthwise Herbal – A Complete Guide to Old World Medicinal Plants”, North Atlantic Books (2008)

Note

1. V. Note sugli umori.

2. Il genere Ulmus è soggetto ad una grave malattia che dagli anni ‘50 del secolo scorso ha colpito gran parte degli olmi italiani, la “grafiosi dell’olmo”, che viene trasmessa da insetti che fungono da vettori di un fungo (genere Ophiòstoma) che è la vera causa della malattia. In breve tempo, il patogeno colonizza l’olmo determinando una tracheomicosi che disturba o addirittura impedisce il movimento della linfa: se i vasi sono sufficientemente grandi, vengono colonizzati dal fungo che li ostruisce provocandone il disseccamento.

3. Nella ramificazione simpodiale l’asse principale ha un accrescimento definito (cioè il ramo non si allunga indefinitamente ma la sua crescita è destinata ad arrestarsi) e produce lateralmente dei rami di ordine superiore il cui accrescimento aumenta all’aumentare dell’ordine del segmento (ad esempio, il ramo di terzo ordine è più lungo di quello di secondo ordine). Nella ramificazione simpodiale a dicasio, quando il fusto principale cessa di crescere, dalla sua estremità libera si sviluppano due rami laterali a partire da due gemme distinte (generalmente opposte); nella simpodiale a monocasio è una sola gemma laterale (generalmente la più vicina a quella apicale ormai non più funzionante) che porta avanti l’allungamento del caule, sviluppando un solo ramo laterale (spesso verticale). [Acta]

4. Fiore il cui perianzio è formato dal solo calice o dalla sola corolla (contrapposto a diclamidato).

5. Le ali sono due membrane molto sottili e leggere che consentono alle samare di essere trasportati dall’aria o dal vento anche a distanza dalla pianta madre.

6. Un seme si dice “recalcitrante” quando non riesce a sopravvivere al congelamento e all’essiccazione (disidratazione) e deve, pertanto, necessariamente germinare in tempi brevi (al contrario dei semi cosiddetti “ortodossi”).

7. Rendere denso e compatto; per estensione: chiudere (le ferite, le fratture, ecc.).

8. Circa 30 grammi.

9. Galle dell’olmo, prodotte dalla puntura dell’afide galligeno maggiore dell’olmo (Eriosoma lanuginosum).

10 O denario: corrisponde più o meno ad una dracma, ovvero a circa 4-4,5 g.

11. 270 ml.

12. L’essudato del tronco o dei rami lesi.

13. Pus, ascessi.

14. Gemme fogliari.

15. Gonfiori.

16. Silicea è il “grande rimedio” dei processi di suppurazione cronicizzati, che cioè si trascinano per lungo tempo senza risoluzione (ad esempio, ascessi che non si svuotano completamente e che ricompaiono formando fistole), laddove, invece, Hepar sulphur è più indicato per le suppurazioni recenti.

17. Secondo la mitologia greca, Hypnos e Thanatos erano entrambi figli di Nyx.

18. “Nel mezzo i rami e le annose braccia spande un Olmo oscuro, immenso, che i Sogni, che il volgo ritiene vani, ritengono come dimora, e (che) sono adesi sotto tutte le foglie”; oppure, traduzione più libera ma più chiara, “Nel mezzo i rami e le annose braccia spande un Olmo oscuro, immenso, dove abitano i Sogni, che il volgo ritiene vani, e che a tutte le foglie sono appesi”.

19. È da notare che l’olmo rosso americano (Ulmus rubra Muhl., syn. Ulmus fulva Michx., Loudon, Bentley & Trimen, Sarg.) è tradizionalmente usato anche come pettorale, ossia per il trattamento delle disfunzioni dei polmoni e dell’apparato respiratorio (v. ad esempio [Wood]).

20. La silice negli organismi viventi è “apportatrice di forma”, in quanto stimola la formazione di tessuti (ad esempio, tessuto connettivo negli animali superiori) e la calcificazione delle strutture “dure” (ad esempio, ossa nei vertebrati).

21. Forze chiaramente in relazione al concetto di melancolia secondo la teoria umorale.

22. Ad esempio, “la decozione delle scorze delle Radici mollifica le giunture indurite, e i nervi rattratti” [Mattioli] oppure “Il decotto della corteccia della radice fomentato, ammorbidisce i tumori duri e la contrazione dei tendini” [Culpeper].

23. Qui parliamo di due tendenze opposte che coesistono nella stessa specie vegetale e, per così dire, si interfacciano tra loro in qualunque momento.

24. È una divinità, per così dire, “plastica”.

25. Anche le piante saturnine hanno una certa capacità depurativa, anche se sono solitamente più fredde di quelle gioviniane.

26. Si può considerare un tonico dello yin nel senso della medicina tradizionale cinese.

27. Tumefazioni, gonfiori.

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Commenti

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